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Abbiamo affrontato questa volta un tema di grande attualità, quello del cosiddetto “smart working“. Impostosi per necessità durante la pandemia, il lavoro “agile” è qui per restare e anzi per estendersi? E questo in che modo modificherà le nostre vite e i nostri rapporti sociali, se non addirittura le nostre città? E i cittadini di OpinionCity sono favorevoli a questa rivoluzione nel mondo del lavoro? 

Con oltre 2.800 voti, i cittadini di OpinionCity si sono espressi così: 

SI 86% 

NO 14% 

Dalle auto, alle abitazioni, alle città: l’impatto dello smart working sul quotidiano 

La pandemia ci ha costretto un po’ tutti a fare i conti con un aspetto fondamentale del nostro quotidiano: quello legato alla mobilità.  

Se guardassimo la Terra da una stazione orbitante, penseremmo davvero che siamo tutti un po’ folli! Gente che si sposta tutti i giorni da un capo all’altro della città come formiche laboriose, con file che si intersecano come croci uncinate, utilizzando mezzi inquinanti dal punto di vista ambientale e acustico, stressandosi al punto da sviluppare patologie più o meno gravi.  

Non sarebbe opportuno ridurre gli spostamenti non strettamente indispensabili, favorendo attività a distanza?  

Durante la pandemia, si è verificato proprio questo, con alcuni indiscutibili effetti benefici. Per esempio, quartieri che erano praticamente solo dormitori, si sono rianimati e hanno ricominciato a popolarsi anche durante il giorno e molti negozi di prossimità sono tornati a vivere. 

Perché non tener conto di questi effetti benefici? La mobilità delle auto potrebbe cambiare, liberando i veicoli dal tragitto casa-lavoro e riservandoli solo a viaggi lunghi, allo shopping o al divertimento. 

La crescita delle grandi megalopoli è stata generata dalla ricerca di opportunità lavorative e dalla necessità di vivere non troppo lontano dal luogo di lavoro. Ma se il lavoro si può svolgere da casa, le cose cambiano aspetto. Si potrà tranquillamente vivere fuori città, in zone verdi e poco affollate: l’importante sarà, invece avere in casa uno spazio adeguato da poter utilizzare come postazione per il proprio lavoro. 

Se non saranno più necessari i grandi grattacieli da adibire ad uffici che somigliano ad alveari, molte aziende vedranno ridursi le loro spese per le sedi ma con ogni probabilità dovranno fornire ai dipendenti le attrezzature necessarie per svolgere la loro attività da remoto. 

Presenza fisica e presenza virtuale 

Siamo certi che lo smart working è qui per restare anzi, negli anni, tenderà ad estendersi, generando una rivoluzione di portata epocale. Fino a qualche anno fa era complicato potersi collegare da casa alla propria azienda ma oggi la diffusione della banda larga consente di poterlo fare con semplicità.  

Probabilmente la transizione sarà graduale e forse ancora per un bel po’ la gran parte della popolazione sarà comunque chiamata ad una presenza in ufficio per alcuni giorni a settimana, ma le rivoluzioni, una volta iniziate, non si fermano e, come affermava Darwin, è destinato a sopravvivere non il più forte ma chi meglio si adatta ai cambiamenti. 

Bisogna che cambi la prospettiva nella valutazione del lavoro svolto. Non sono importanti le ore di presenza ma gli obiettivi da raggiungere. E, a quanto pare, lo smart working favorisce la concentrazione e quindi il raggiungimento degli obiettivi. Non è meglio lavorare da casa in un ambiente tranquillo e silenzioso piuttosto che in un ufficio, gomito a gomito con tanti altri colleghi, in una situazione distraente e insopportabilmente rumorosa, con il ticchettio di tanti computer? 

Sarà importante quindi imparare a definire con chiarezza gli obiettivi, motivare i lavoratori e fornire loro strumenti tecnologici adeguati, in modo da facilitarne il lavoro. 

Insomma, l’organizzazione del lavoro sarà sempre più a rete, impostata su una collaborazione tra pari, mentre saranno sempre meno importanti le strutture gerarchiche e di controllo. 

The mercato del lavoro diventerà sicuramente più complesso, nel momento in cui diventerà possibile per un’azienda avere collaboratori in ogni parte del mondo e per il lavoratore cercare lavoro all’estero restando a casa. Si aprono sicuramente nuovi interrogativi riguardo ai diritti dei lavoratori e bisognerà definire nuove regole sul mercato del lavoro internazionale. 

Verso una nuova “normalità”? 

Questione di qualche anno, e tutti dovremo fare i conti con una nuova normalità. Come sempre, le novità spaventano ma in fondo si fa presto ad abituarsi. Quando sul mercato sono apparsi i primi telefonini, ingombranti e poco efficienti, potevamo forse immaginare la rivoluzione che in pochi anni gli smartphone hanno portato nella nostra vita? Probabilmente sarà così anche con il lavoro “agile” e presto ci chiederemo come facevamo a vivere trascorrendo ogni giorno ore in auto solo per raggiungere un luogo di lavoro e ci sentiremo felici di poter vivere più a contatto con la natura e di avere più tempo da dedicare a noi stessi e ai nostri cari. 

Ma è tutto oro ciò che luccica? 

Vogliamo provare a fare un po’ gli avvocati del diavolo? Ogni medaglia ha il suo rovescio e ogni situazione può essere esaminata da più punti di vista. Per quanto possa essere sicuramente vero che il ridurre gli spostamenti legati al lavoro possa avere un impatto positivo sulla qualità dell’aria, sulla riduzione dell’inquinamento acustico, sul miglioramento dello stress legato al traffico, non pensate che potrebbe diventare veramente alienante non uscire di casa nemmeno per andare al lavoro? Si rischierebbe di alienarsi davanti alla tastiera di un computer, senza contatti diretti con i colleghi, senza la spinta per vestirsi in modo adeguato, senza la necessità di sistemarsi i capelli come si deve e truccarsi. E poi, diciamo la verità, chi di noi non ha stretto, durante la sua vita lavorativa, qualche bella amicizia su cui contare negli anni, o intrapreso una relazione affettiva che ci ha fatto battere il cuore? Perché il lavoro è anche questo.

E poi, è proprio vero che il lavoro in casa è più tranquillo e favorisce la concentrazione? Non staremmo sempre con l’orecchio teso a sentire cosa combinano i bambini nella stanza accanto, non salteremmo sulla sedia ad ogni rumore o ad ogni suono del campanello? 

Allora, forse la soluzione giusta potrebbe essere un sano compromesso che veda alternarsi il lavoro in presenza con quello da casa, con alcuni giorni in ufficio e altri in smart working, come si fa già da tempo in molti paesi europei. 

E tu cosa ne pensi? 

  • Ti piacerebbe evitare spostamenti quotidiani per raggiungere il luogo di lavoro? 
  • Pensi che riusciresti a concentrarti meglio e ad essere più produttivo lavorando nell’ambiente che ti sei scelto? 
  • Pensi che ti mancherebbe il rapporto con i colleghi e la presenza fisica non può essere sostituita dal contatto in videoconferenza?
  • Quali suggerimenti ti sentiresti di dare per rendere più produttivo il lavoro a distanza riducendo il senso di solitudine e di isolamento? 

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